È il 1771, il pensiero illuminista francese è nel suo periodo di massima diffusione e mancano diciott’anni al terremoto sociale che sarà provocato dalla Rivoluzione Francese.
L’architetto e urbanista Claude Nicolas Ledoux, uno degli esponenti più importanti dell'architettura neoclassica francese ed europea, viene nominato sovraintendente delle Saline Reali sotto il regno di Luigi XV.
Il suo compito è progettare un complesso architettonico tra i villaggi di Arc e Senans adibito alla produzione del sale, allora monopolio del Regno.
La malvista tassa sul sale, ironia della sorte, sarà una delle micce che faranno scoppiare la Rivoluzione, avvenimento che impedirà il completamento del complesso progetto che Ledoux aveva immaginato.
Il progetto di Ledoux è estremamente razionale, con una destinazione specifica per ogni spazio: una sorta di comunità industriale ideale con edifici destinati alla produzione del sale, all’amministrazione, e aree adibite alle case e agli orti per i lavoratori. L’attenzione all’efficienza del sistema produttivo e alla vita dei lavoratori fanno di Ledoux quasi l’antesignano di un pensiero che si diffonderà solo a partire dal secolo successivo.
La forma semicircolare a stadium, composta da filari e parterre geometrici, illustra l'obiettivo dell’architetto di dare alle Saline Reali una "forma pura come quella del corso naturale del sole".
L’impianto architettonico e paesaggistico si sviluppa con rigore, equilibrio e un gioco di proporzioni il cui rispetto genera bellezza. Se questo concetto vi suona familiare, è perché l’approccio di Ledoux aderisce perfettamente ai principi rinascimentali di Andrea Palladio, il cui lavoro, a sua volta, prende diretta ispirazione dall’architettura greco-romana.
Ledoux – Palladio – l’antica Roma e l’antica Grecia.
Capolavori come Saline Royale d’Arc et Senans sono diventati oggetto di studio nelle facoltà di architettura di tutto il mondo.
Thierry Walger, lighting designer dello studio Le Point Lumineux di Besançon ci racconta di come si arriva a sviluppare il progetto illuminotecnico per un gioiello architettonico targato UNESCO e incastonato nel verde della regione francese Bourgogne-Franche Comté.
L'illuminazione della Saline Royale, monumento dell'UNESCO, è stata oggetto di un bando di concorso e LPL è stata scelta. Può raccontarci come è nato il progetto di illuminazione? Quali erano i requisiti iniziali del bando?
“Inizialmente siamo stati selezionati per un concorso di progettazione illuminotecnica nell'agosto 2021 e abbiamo avuto la fortuna di essere scelti nel maggio 2022. L'ente appaltante ci ha subito fatto conoscere lo studio di Dominique Massounie, docente all’università Paris-Nanterre, intitolato "Comment éclairer la Saline Royale - Ce que dit Ledoux du rapport de son architecture à la lumière" ("Come illuminare le Saline Reali - Cosa dice Ledoux sul rapporto tra la sua architettura e la luce").
Questa è stata una parte importante del nostro lavoro. Il nostro obiettivo era quello di utilizzare la luce per mostrare le Saline Reali, anche se in modo sottile, perché non siamo a Parigi o a Lione. Siamo ad Arc & Senans, nella Franca Contea, e... non avremmo dovuto dimenticarlo!”
Illuminare in maniera sottile.
Sin dalla prima risposta, Thierry Walger ci dà già gli indizi per capire l’approccio all’illuminazione di Saline Royale: un monumento storico, per di più immerso in un contesto rurale e naturale. Ci facciamo raccontare di più su questi due aspetti.
Come si affronta l'illuminazione di un monumento storico progettato da Nicolas Ledoux, uno dei più grandi architetti francesi?
“Abbiamo quindi realizzato un modello in 3D, che ci ha permesso di definire il numero di apparecchi, il loro orientamento e le impostazioni di intensità, per posizionarli esattamente in modo da ottenere gli effetti luminosi desiderati. Abbiamo selezionato gli apparecchi tenendo conto della loro fotometria, delle prestazioni tecniche e, naturalmente, dell'estetica, definendo una temperatura di colore di 3000K per l'intero sito. Abbiamo quindi scelto una luce monocromatica, giocando con le intensità per accentuare i profili di questa eccezionale architettura”.
L’illuminazione di un monumento storico in un contesto rurale: come integrare l'illuminazione in modo da rispettare l'ambiente e l'oscurità naturale?
“I sistemi di illuminazione sono semplici: tutti i circuiti si accendono al crepuscolo e, per rispettare la biodiversità, si spengono a mezzanotte. Naturalmente è possibile modificare questo orario in caso di particolari eventi festivi”.
Quello realizzato dallo studio Le Point Lumineux è dunque un intervento delicato, che fa emergere l’architettura, senza nascondere il paesaggio ma, al contrario, esaltandolo con una perfetta e affascinante penombra. Addentriamoci ora nel cuore del progetto illuminotecnico per comprendere come Walger ha lavorato con la luce per esaltare solo alcuni dettagli architettonici, proteggendo quell’equilibrio perfetto studiato dall’architetto Ledoux.
Come ha definito le priorità del progetto Saline Royale? Qual è stato il concetto alla base delle scelte illuminotecniche?
“Le sculture in rilievo a forma di urna, che simboleggiano l'acqua salata che sgorga dalle pareti, sono state evidenziate con un'intensità maggiore rispetto alle facciate piatte. Gli incassi che le illuminano diffondono una luce di due diverse temperature di colore che variano d'intensità, evocando il gocciolio delle concrezioni saline”.
“L'edificio delle Guardie, che costituisce l'ingresso al monumento, presenta all'esterno un peristilio composto da otto colonne doriche illuminate da profili incassati a pavimento, che si ritrovano anche all'interno, ridisegnando il timpano dell'edificio. Sotto il peristilio, una grotta decorata con una serie di blocchi di pietra grezza evoca le viscere della Terra da cui si estrae il sale. La calda luce bianca della volta accoglie i visitatori”.
Thierry Walger cita i profili incassati a terra in corrispondenza delle colonne d’ordine dorico dell’ingresso : si tratta dei profili lineari Tago 1 incassati a terra, che ritroveremo in tutto il progetto illuminotecnico con differenti emissioni, scelte a seconda dell’effetto luminoso desiderato. La scelta è ricaduta su Tago perché questi profili, afferma il lighting designer, “hanno caratteristiche fotometriche ed estetiche semplici e discrete, e le loro caratteristiche tecniche corrispondono a ciò che cercavamo per questo tipo di progetto”.
Semplicità e discrezione, essenziale per interventi su monumenti di tipo storico come Saline Royale, ma anche caratteristiche tecniche e fotometriche adeguate.
Le colonne del peristilio dell’ingresso (foto sopra) e quelle della Casa del Direttore, ovvero l’imponente struttura al centro dell’impianto semicircolare delle Saline Reali (foto sotto), sono esaltate da un elegante chiaroscuro, grazie all’ottica 29° di Tago con nido d’ape integrato. Osserviamo in particolare le foto sotto. Sullo stile inconfondibile di Ledoux, colonne composte da rocchi e parallelepipedi, il gioco di luce e ombra che si viene a creare conferisce all’edificio una vibrazione, carica di fascino.
Come faceva notare il lighting designer a proposito dell’illuminazione dell’ingresso, la luce dal basso, in corrispondenza delle colonne, sale fino a ridisegnare il timpano. In questo modo tutti, e solo, i principali rilievi degli elementi architettonici neoclassici di Ledoux emergono dalla penombra, come fossero evidenziati a penna.
La sporgenza di timpani e cornicioni contiene “l’inchiostro” del nostro evidenziatore – la luce; oltre a sfruttare questa presenza fisica delimitante, si può intervenire manualmente per direzionare l’emissione luminosa verso la superficie verticale: un modo per accentuare questo effetto senza disperdere la luce verso l’alto. Tutte le ottiche di Tago possono essere orientate di ±20°, una regolazione che può essere fatta dall’esterno e che non compromette dunque la tenuta IP65 e IP67 dell’apparecchio.
Altre colonne.
Alte all’incirca la metà di quelle della Casa del Direttore, caratterizzate da una base più larga, salendo, diventano arcate. Sono gli ingressi degli edifici laterali che abbiamo intravisto nella foto sopra. È l’ottica wall grazing, in questo caso, a poter accarezzare sia la colonna sia l’arcata, anche se con accenti differenti, proprio come la sfumatura in pittura.
Osserviamola da vicino.
🌕 La più calcata dalla luce è la colonna, dove l’ombra sottolinea solo i singoli parallelepipedi;
🌗 a salire, la luce nell’arcata superiore lascia il posto ad un contrasto con l’ombra che si rivela più drammatico;
🌑 per finire, l’ombra si fa più intensa nello spazio incavo creato dal cornicione
🌕 e lascerà spazio alla luce solo per disegnare il perimetro del timpano superiore.
Terminiamo con l’ottica wall washer, un’emissione adatta a un’illuminazione ampia e complessiva delle facciate degli edifici. In questo progetto, è usata per “lavare” le facciate in pietra di tutte le costruzioni che si affacciano sull’area semicircolare. La luce si ferma sotto alle tettoie particolarmente sporgenti, che restano nell’ombra, come del resto tutto il contesto naturale attorno. Un effetto di netto contrasto che ci restituisce a pieno il concetto di potere gerarchizzante della luce, in grado di porre sul piedistallo l’architettura neoclassica e il racconto dei suoi preziosi dettagli.
Un progetto illuminotecnico complesso, totale, come quello di Saline Royale, ci dà il là per fare un’ultima domanda a Thierry Walger; una domanda di carattere generale, per comprendere quali, secondo lui, sono le caratteristiche fondamentali che fanno di un progetto, un buon progetto di luce.
"Dobbiamo osservare il principio che se l'atto del costruire risponde ai tre grandi principi generali dell'utile, del solido e del bello, lo stesso vale per l'atto dell'illuminare, che è al servizio dell'uomo nelle sue attività notturne.
Un progetto nasce dalla volontà di alcuni, poi viene alimentato dal coinvolgimento e dall'ossessione di altri, e infine portato a compimento grazie al know-how e alle competenze di altri ancora, tutti legati dall'unico desiderio di realizzare il progetto.
Come si vede, un progetto tecnico ed estetico come questo è soprattutto un'avventura umana basata sulla qualità delle relazioni in termini di fiducia, rispetto e, naturalmente, sulle capacità dimostrate da tutti i soggetti coinvolti."
“Un’avventura umana”.
Un intreccio di relazioni, e di fiducia, tra persone che apportano ciascuno le proprie competenze, per realizzare un progetto che è, di fatto, restituito al servizio dell’uomo.
Un cerchio che si chiude e, a ben vedere, si inscrive perfettamente all’interno di quel pensiero razionale, illuminista e moderno esemplificato dalle forme e dallo stile dell’architetto Ledoux.