07/10/2021

L'inquinamento luminoso alla sbarra, un legal thriller

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Silenzio in aula, entra il giudice!

Le voci in aula si smorzano, in attesa che il giudice si esprima e chiarisca le responsabilità del reato d’inquinamento luminoso.

Facciamo un passo indietro e torniamo all’inizio del procedimento giuridico riguardante questo crimine, all’iscrizione della notitia criminis nel registro degli indagati.

Faccia a faccia con l’inquinamento luminoso - il fatto

Il soggetto stava rincasando al termine della sua giornata lavorativa, intorno alle 19. Si badi che, essendo accaduto il fatto in inverno inoltrato, il cielo era già buio. 
Per via di un appuntamento presso un cliente, si è trovato a percorrere un tragitto diverso dal solito, in una zona della città a lui sconosciuta. 

Disorientato, ha cercato delle indicazioni e non appena ha alzato lo sguardo per leggere un cartello stradale ha subìto la prima offensiva: l’abbagliamento. La sorgente luminosa di un lampione, non opportunamente schermata, lo ha accecato. 

Per riacquistare la capacità visiva, istintivamente l’individuo ha girato il capo dal lato opposto, cogliendo in flagrante un clutter, due emissioni luminose si sovrapponevano senza ragione alcuna; da una parte un testapalo a tecnologia LED, dall’altra una vecchia applique a sodio, al centro tra i due un guazzabuglio.

Il soggetto ha proseguito il cammino con circospezione, quando è stato ammonito verbalmente da un signore sulla sessantina. Questi stava chiacchierando in giardino con la moglie e immediatamente ha avvertito lo sguardo invadente del passante. Quest’ultimo, in visibile stato di imbarazzo, ha cercato di scusarsi indicando la luce intrusiva del lampione all’angolo della strada come causa dell’accaduto, ma non è stato compreso.

L’individuo, a suo dire ormai sfiduciato, ha alzato gli occhi al cielo. Vostro Onore, può immaginare come questo gesto non l’abbia rincuorato affatto: lo skyglow gli ha impedito di ammirare la volta celeste, affogata com’era nel bagliore aranciato.

Che cos’è l’inquinamento luminoso? - il reato

Dicesi inquinamento luminoso 1

qualsiasi effetto o impatto negativo che possa essere attribuito alla luce artificiale durante la notte.

Il fenomeno è costituito da quattro componenti, spesso combinate o sovrapposte tra loro:

🔶 l’abbagliamento, circostanza per la quale lo sguardo incontra in maniera del tutto inaspettata e molesta una sorgente luminosa;

🔶 il clutter, quando emissioni di diverse sorgenti si mescolano in maniera disordinata e confusa;

🔶 la luce intrusiva o light trespass, luce che invade aree che non dovrebbero essere illuminate; 

🔶 lo skyglow, la luminescenza del cielo notturno sopra alle aree abitate che impedisce di ammirare la volta celeste. 2

La definizione sopra riportata è stata stilata dell’IDA (International Dark-Sky Association), organizzazione mondiale con sede negli Stati Uniti. L’associazione investiga dal 1988 sull’inquinamento luminoso e incoraggia le comunità internazionali verso un’illuminazione eco-compatibile, svolgendo ricerche e fornendo dati e risultati, per prevenire il crimine oggetto dell’indagine.

A riprova della gravità dell’inquinamento luminoso, nella fattispecie dello skyglow, si presenta lo studio pubblicato da Science Advance nel 2016 nel World Atlas of Artificial Night Sky Brightness. Secondo questa fonte scientifica, l’83% della popolazione mondiale e il 99% di quella europea e statunitense vive sotto cieli inquinati dalla luce artificiale. Semplificando, una persona su tre non riesce a vedere la Via Lattea, di cui il 60% in Europa e quasi l’80% nel Nord America. 3

Inoltre, ulteriore evidenza è fornita dal Black Marble della NASA. Questo programma registra e fotografa quotidianamente il pianeta Terra dallo spazio delineando la mappa delle city lights, riportata qui di seguito. Si voglia prestare attenzione all’evidente overdose luminosa che interessa le zone più industrializzate del pianeta.

Earth at Night: Global Map 2016 (NASA Earth Observatory)

Earth at Night: Global Map 2016 (NASA Earth Observatory)

La legge non è uguale per tutti e dovunque - la legislazione

Il reato d’inquinamento luminoso non risulta assoggettato a una legislazione sovranazionale, a causa della grande varietà di situazioni ed esigenze dei singoli Paesi. Si è optato per linee guida che lasciano ampio margine discrezionale ai singoli Stati, assegnando il compito d’individuare il giusto compromesso tra tutela dell’ambiente e necessità del Paese. 

È altresì vero che le fonti giuridiche differiscono anche su scala locale, come nel caso italiano. Qui le leggi sono redatte su base regionale.


📜 Il Veneto si è distinto come apripista in tale materia, complice la presenza degli osservatori astronomico e astrofisico siti sull’altopiano di Asiago in provincia di Vicenza (ndr qui giochiamo in casa). Nel 1997 la Regione Veneto ha varato la legge recante le “norme per la prevenzione dell’inquinamento luminoso”, esempio seguito poi dalle altre regioni. 
Due anni più tardi, l’Ente Italiano di Normazione ha emanato la norma UNI 10819:1999, aggiornata a marzo 2021, dove sono prescritti “i metodi di calcolo e verifica per la valutazione del flusso luminoso disperso verso l'alto, dalle fonti di luce artificiale dei sistemi di illuminazione nelle aree esterne”. 5


📜 Oltralpe, in Francia, l’ANPCEN, acronimo di Association Nationale pour la Protection du Ciel et de l'Environnement Nocturnes, ha stillato un’ordinanza che raccomanda l’utilizzo di sorgenti con temperatura 2200K per scoraggiare l’uso di luci con importanti componenti blu che maggiormente concorrono alla formazione dell’inquinamento luminoso.
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📜 Queste legislazioni territoriali prendono riferimento dalla EU Green Public Procurement Criteria for Road Lighting and Traffic Signals, conosciuta come GPP, che ha prescritto l’uso di sorgenti con temperature di colore 3000K o inferiori.
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📜 Al di là dell’Atlantico, negli Stati Uniti nel 2011 è stato emanato il Model Lighting Ordinance (MLO) ad opera dello IDA e dello IESNA. L’MLO si propone come una guida per le singole municipalità per sviluppare delle normative per il controllo e la riduzione dell’inquinamento luminoso in ambienti esterni.
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Indagini preliminari - il banco degli imputati

L’analisi della notizia di reato conduce l’indagine verso i possibili colpevoli del reato d’inquinamento luminoso.

In prima istanza si individua, nell’illuminazione in ambienti esterni, il potenziale responsabile del crimine. Nella fattispecie si annoverano l’illuminazione di aree urbane con un numero eccessivo di lampioni, l’installazione d’insegne pubblicitarie o di negozi con emissioni che superano la soglia di luminosità necessaria, l’illuminazione di edifici, palazzi o abitazioni senza raziocinio, dove e quando non serve.

La disamina accurata degli eventi porta ad estendere la responsabilità alla luce in interno. È il caso di locali commerciali, come negozi e uffici, dove le luci interne vengono mantenute accese anche dopo l’orario di chiusura senza differenziare l’emissione e l’intensità in relazione al computo visivo notturno.

Viste le ipotesi appena formulate si rende necessaria la disamina di alcune prove e analisi scientifiche per verificare l’effettiva imputabilità della luce artificiale, sia essa in interno o in esterno, nel causare il fenomeno dell’inquinamento luminoso.

Indagine 1 - inquinamento luminoso e animali

Studi scientifici riportano le conseguenze dell’inquinamento luminoso sulle specie animali in ambiti che spaziano dal corteggiamento alla migrazione, dal senso di orientamento alla reperibilità del cibo.

Si riferiscono di seguito alcuni casi a titolo esemplificativo.

🦉 Le civette usano il favore del buio per cacciare e sorprendere le prede, mentre queste ultime sfruttano le tenebre per nascondersi. Si delinea un equilibrio cacciatore-preda basato sul buio naturale notturno.

🦟 Le lucciole necessitano dell’oscurità per comunicare e corteggiare mediante la loro luminescenza. Le luci artificiali creano confusione e impediscono a questi coleotteri di rintracciare un partner con cui accoppiarsi.

🐢 La riproduzione delle tartarughe viene influenzata dall’illuminazione elettrica, inibendo il senso dell’orientamento. Questa specie ritrova la via del mare dopo aver deposto le uova seguendo il chiarore della luna e delle stelle riflesso sulla cresta delle onde. La presenza di altre fonti luminose confonde sia gli adulti sia i cuccioli, rendendo difficile o addirittura impossibile ritrovare la strada verso l’acqua.

🦅 Infine, a corredo delle casistiche, si reputa necessario citare gli uccelli migratori che perdono la rotta a causa degli stimoli visivi delle luci artificiali, rischiando di perire stremati durante il volo.

Queste situazioni hanno indotto una valutazione approfondita del ruolo delle sorgenti luminose artificiali e della loro relazione con la fauna. Ulteriori studi hanno dimostrato come le specie animali si dimostrano diversamente suscettibili in relazione alla lunghezza d’onda dell’emissione luminosa.

Per la maggior parte della fauna, i toni freddi risultano i più pericolosi, creando maggiori scompensi. Al contrario, sorgenti con lunghezza d’onda ampia, con temperature di 3000K o inferiori, risultano spesso ben tollerate o addirittura ininfluenti. Nel caso delle tartarughe è stato dimostrato che non vengono influenzate da luci dai toni ambrati e riescono a ritrovare la via del mare senza difficoltà, riconoscendo il riflesso della luna sul mare. 9

Ne consegue che gli scompensi degli animali non sono sempre determinati dalla presenza stessa della luce artificiale, a volte la temperatura di colore è il fattore rilevante.

Indagine 2 - inquinamento luminoso e persone

Analogamente alla fauna selvatica, anche le persone subiscono gli effetti dell’inquinamento luminoso che, si vuole ricordare, viene identificato come "qualsiasi effetto o impatto negativo che possa essere attribuito alla luce artificiale durante la notte".

Lo sviluppo dell’illuminazione elettrica ha permesso di non seguire i naturali ritmi luce-buio e giorno-notte potendo proseguire le attività umane oltre il tramonto. L’esposizione a sorgenti con lunghezza d’onda breve, soprattutto durante le ore serali, crea interferenze al corpo umano e altera il ritmo circadiano con potenziali ripercussioni sulla salute, con l’insorgere anche di malattie serie come depressione, obesità o in casi estremi forme tumorali. 

Luci fredde o blu attivano il cervello, suggerendo uno stato di attivazione come se fosse pieno giorno, penalizzando la produzione di melatonina. All’opposto, toni caldi vengono inconsciamente assimilati alla luce naturale serale del tramonto, inducendo il corpo a prepararsi al riposo notturno.

A corredo di queste informazioni si osservi uno stesso locale illuminato con luce fredda e calda.

Warm light

Luce calda

Cool light

Luce fredda

Si evidenzia che anche l’intensità della luce gioca un ruolo nell’alterazione degli equilibri delle persone. Un’illuminazione sovradosata porta il sistema nervoso a interpretare la situazione come una scena diurna, a prescindere sia mezzanotte o mezzogiorno. 

Per apprezzare visivamente il peso della dimmerazione si veda qui di seguito lo stesso ambiente con intensità di luce diverse. Nel primo caso la luce è molto intensa e il living è rischiarato a giorno: ciò predispone il residente a mantenere alta la soglia di attenzione e stimola la veglia, mentre nella seconda la luce è più discreta e predispone al relax, consono alle ore serali. 10

High light intensity

Alta intensità luminosa

Low light intensity

Bassa intensità luminosa

Sarebbe consigliabile optare da un lato per sorgenti luminose con lunghezza d’onda ampia, ossia con toni caldi, e dall’altro prediligere lampade dimmerabili per abbassare l’intensità luminosa quando non è richiesta, rispettando l’equilibrio biologico umano. 

Indagine 3 - overlighting e spreco di risorse economiche pubbliche

Esiste una stretta correlazione tra i fenomeni che generano l’inquinamento luminoso e lo spreco di risorse economiche. Paradossalmente l’avvento di sorgenti luminose più performanti ha indotto i Comuni a incrementare il numero di apparecchi illuminanti senza considerare l’effettiva necessità del luogo e del momento, determinando un overlighting.

A riprova della suddetta riflessione si considerino i dati sul consumo di energia elettrica per l’illuminazione nelle aree pubbliche. L’IDA riferisce che negli Stati Uniti in un anno si consumano 120 terawatt/ora di energia per l’illuminazione esterna, principalmente impiegata su strade e parcheggi. Tale ammontare sarebbe sufficiente per soddisfare il fabbisogno energetico di New York City (The City That Never Sleeps), per due anni. 11

In Italia, i Comuni spendono 1 miliardo e 800 milioni di euro all’anno in energia, di cui due terzi in illuminazione pubblica. Importo che fa classificare il Bel Paese al primo posto in Europa per questa spesa12

Italy, 2016 (Nasa Worldview Earthdata)

Italy, 2016 (Nasa Worldview Earthdata)

Pianura Padana, 2016 (Nasa Worldview Earthdata)

Pianura Padana, 2016 (Nasa Worldview Earthdata)

E se la causa dello spreco fosse proprio la diffusione di sorgenti più performanti? Abbiamo davvero bisogno di così tanta luce?

È necessario illuminare a giorno un parcheggio di un centro commerciale durante la notte? È utile mantenere accesi tutti i lampioni di una strada di campagna alle ore 3:00 del mattino? In luoghi come questi le attività umane durante la notte sono ridotte al minimo e non si presenta la necessità di un’illuminazione a tappeto.

Si potrebbe avanzare che elevati livelli di luce anche in luoghi isolati riducano l’incidenza di crimini o il rischio di sinistri stradali. Questa argomentazione è stata confutata dal progetto LANTERNS che per 14 anni (dal 2000 al 2013) ha preso in esame 62 località in Inghilterra e Galles. Qui sono state attuate diverse strategie di illuminazione: totale o parziale spegnimento dell’illuminazione pubblica, dimmerazione dell’emissione e sostituzione delle sorgenti tradizionali con apparecchi a LED.

I dati raccolti dimostrano che non c'è correlazione tra una riduzione dell’illuminazione pubblica e un aumento della criminalità o degli incidenti. 13

Le tre strategie di controllo della luce analizzate nel progetto LANTERNS non sono solamente oggetto di ricerca, talvolta sono esplicitamente richieste dalla normativa. Ad esempio, la legge regionale del Veneto richiede la riduzione di oltre il 30% del flusso luminoso entro le 24.

Grazie ai sistemi di dimmerazione è possibile calibrare l’intensità e la quantità di luce emessa in una determinata area o in precise fasce orarie. A tal proposito vale la pena citare la mezzanotte virtuale, una modalità di dimmerazione che permette di ridurre l’emissione luminosa nelle ore notturne senza la necessità di impiegare e installare ulteriore elettronica di controllo. 

L’uso di sensori di presenza ottimizza ulteriormente l’illuminazione esterna, facendo sì che l’apparecchio si accenda solo al passaggio di un veicolo o di una persona, riducendo così al minimo lo spreco di energia e al contempo limitando il quantitativo di luce diffusa nell’atmosfera.

La parola al giudice - conclusioni

Torniamo in aula, il giudice è entrato e sta per dichiarare il verdetto.

"Al fine di comprendere la responsabilità del reato d’inquinamento luminoso sono state condotte tre indagini. Dalle analisi condotte si evince che l’illuminazione artificiale risulta non imputabile per il crimine d’inquinamento luminoso.
Risulta invece responsabile del reato l’impiego errato degli strumenti attraverso i quali si ottiene l’illuminazione artificiale". 

 

Considerata la componente soggettiva che determina selezione e applicazione degli apparecchi illuminanti, la Corte vuole esortare gli astanti a rivolgersi sempre a un professionista della luce qualificato per evitare l’insorgere e il propagarsi di questo reato.

Si palesa la necessità di un’illuminazione responsabile che rispetti l’ambiente incontrando le esigenze progettuali e architettoniche. Tale approccio segue la legislazione laddove presente.

⚖️ Il primo passo verso l’illuminazione responsabile è la scelta del posizionamento e dell’orientamento dell’apparecchio. La collocazione della lampada deve considerare non solo l’elemento da illuminare, ma anche chi si troverà nei pressi, per evitare che lo sguardo possa incontrare direttamente la sorgente luminosa e scongiurare l’abbagliamento.

Un accurato posizionamento dell’apparecchio illuminante è il primo fattore per contenere la dispersione di luce verso l’alto. 

Va da sé che prediligere un’illuminazione dall’alto verso il basso, riduce al minimo la luce diffusa nell’atmosfera. Qualora questo non sia possibile e il progetto illuminotecnico richieda un’illuminazione dal basso è opportuno valutare le caratteristiche dell’elemento o della struttura da illuminare.

Per ottenere un effetto wall grazing e radente che esalti la texture di una parete l’emissione luminosa dell’apparecchio sarà parallela al muro. Per evitare che la luce si diffonda in cielo è auspicabile che sia presente un elemento come un cornicione che la contenga, mantenendo la luce all’interno della sagoma dell’edificio.

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In assenza di cornicioni e tettoie, è opportuno che l’emissione sia rivolta verso la parete. Ottiche fisse asimmetriche, wall washer e orientabili permettono di direzionare e concentrare la luce verso la superficie verticale, evitando un’inutile dispersione di luce sia di lato che verso l’alto.

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⚖️ La valutazione del tipo di ottica induce ad approfondire le caratteristiche tecniche degli apparecchi illuminanti, a partire dalla sorgente luminosa. 

La tecnologia LED frequentemente viene tacciata di essere una forma d’illuminazione nociva, a causa della componente blu dell’emissione. Lo sviluppo di sorgenti con una temperatura di colore calda e dei FLED (Filtered LED) che, qualora non si possa scegliere una differente sorgente, con l’utilizzo di filtri riescono ad escludere la componente blu, permette da un lato di avere le prestazioni dei LED e dall’altro di avere emissioni d’onda lunghe e quindi più salutari sia in esterno che in internoInoltre, il controllo dell’intensità della luce e la programmazione di scenari di accensione e spegnimento riduce la quantità emessa nell’atmosfera e di conseguenza lo skyglow.

Un aiuto nel contenere la dispersione della luce viene anche dagli accessori antiabbagliamento, in particolare da cannocchiali e frangiluce che convogliano il fascio di luce verso la zona o l’elemento da illuminare. La principale funzione di questi elementi rimane prevenire l’abbagliamento delle persone, schermando la sorgente luminosa o “filtrandola” attraverso una trama alveolare come nel caso del nido d’ape.

⚖️ Nell’illuminazione in esterno le caratteristiche del corpo degli apparecchi sono determinanti per mantenere la luce al di sotto della linea dell’orizzonte e rispettare il buio naturale.

Nel caso di apparecchi con emissione verso terra, come i paletti o i testapalo, la forma del corpo della lampada e la scelta di uno schermo piano contribuiscono ulteriormente a schermare la luce per ottenere un full cut-off, ovvero un’intensità luminosa pari a zero a 90° e oltre proprio per limitare l’inquinamento luminoso.

Nell’illuminazione urbana, l’utilizzo di ottiche direzionate permette l’installazione degli apparecchi a un’altezza inferiore rispetto alle lampade tradizionali, arginando la diffusione di luce nell’atmosfera.

Ndr - Lasciamo così l’aula del tribunale che ha ospitato questo breve legal thriller :)

È stato un pretesto per riflettere sulle questioni spinose della luce artificiale, troppo spesso accusata ingiustamente, e per promuovere una cultura di utilizzo responsabile della luce.

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L'inquinamento luminoso raccontato nel video ufficiale dell'IDA:

Sitografia

  1. IDA, Who We Are, https://www.darksky.org/about/(27/09/2021)
  2. IDA, Light Pollution, https://www.darksky.org/light-pollution/ (27/09/2021)
  3. Science Advances, The new world atlas of artificial night sky brightness, https://advances.sciencemag.org/content/2/6/e1600377 (27/09/2021)
  4. Regione del Veneto, Inquinamento Luminoso, https://www.regione.veneto.it/web/ambiente-e-territorio/inquinamento-luminoso (27/09/2021)
    Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Legge Regionale 27 giugno 1997, n. 22,
    https://www.gazzettaufficiale.it/atto/regioni/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=1997-11-15&atto.codiceRedazionale=097R0591 
    (27/09/2021)
  5. UNI, UNI 10819:2021, http://store.uni.com/catalogo/uni-10819-2021 (27/09/2021)
  6. ANPCEN, https://www.anpcen.fr/?id_ss_rub=127&id_actudetail=232 (27/09/2021)
  7. European Commission, Revision of the EU Green Public Procurement Criteria for Road Lighting and traffic signals, https://publications.jrc.ec.europa.eu/repository/handle/JRC115406 (27/09/2021)
  8. IDA, Model Lighting Laws & Policy, https://www.darksky.org/our-work/lighting/public-policy/model-lighting-laws-policy/ (27/09/2021)
  9. Ecological Society of Australia, The impacts of artificial light on marine turtles, https://www.ecolsoc.org.au/?hottopic-entry=the-impacts-of-artificial-light-on-marine-turtles (27/09/2021)
    IDA, Light Pollution Effects on Wildlife and Ecosystems, https://www.darksky.org/light-pollution/wildlife/ (27/09/2021)
    IDA, Fireflies Need the Dark to Talk with Light, https://www.darksky.org/fireflies-need-the-dark-to-talk-with-light/ (27/09/2021)
    The Ecological Society of America, Bright lights in the big cities: migratory birds’ exposure to artificial light, https://esajournals.onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/fee.2029?af=R (27/09/2021)
  10. Circadian light, Report of the council on science and public health, Light Pollution: Adverse Health Effects of Nighttime Lighting, 
    http://circadianlight.com/images/pdfs/newscience/American-Medical-Association-2012-Adverse-Health-Effects-of-Light-at-Night.pdf (27/09/2021)
  11. IDA, 5 Appalling Facts about Light Pollution, https://www.darksky.org/5-appalling-facts-about-light-pollution/ (27/09/2021)
  12. Lifegate, Inquinamento luminoso, cause e conseguenze, https://www.lifegate.it/inquinamento-luminoso-cause-e-conseguenze (27/09/2021)
  13. Journal of Epidemiology and Community Health, The effect of reduced street lighting on road casualties and crime in England and Wales: controlled interrupted time series analysis, https://jech.bmj.com/content/69/11/1118 (27/09/2021)