Ipogeo di Santa Maria in Stelle

LocalitàVerona, Italia
ApplicazioneMusei e mostre
Light planninglucearchitettura (Lorella Marconi, Cinzia Todeschini)
Designlucearchitettura
Consulenza storicaing. Luigi Antolini
PhotoDaniele Cortese

L’Ipogeo di Santa Maria in Stelle, nel cuore della Valpantena a pochi passi da Verona, situato sotto la chiesa di Santa Maria Assunta, è un sito archeologico decisamente particolare, nato come acquedotto in epoca romana al fine di captare la vena d’acqua della sorgente che sgorga in quell’area. Nel corso dei secoli ha avuto molti sviluppi: da ninfeo per il culto pagano nel III sec d.C., a luogo di culto paleocristiano passando per meta di pellegrinaggio medievale. Dal XII sec. l’ipogeo venne consacrato e reso idoneo alle celebrazioni liturgiche da Papa Urbano III.

Nel 2020, a conclusione di un lungo intervento di restauro, è stato progettato il nuovo impianto di illuminazione, sviluppato dallo studio Lucearchitettura di Verona, ovvero dalle lighting designer Cinzia Todeschini e Lorella Marconi. La collaborazione dell'ingegnere Luigi Antolini in qualità di consulente storico del sito ha permesso lo studio iniziale del progetto e la sua elaborazione. Il sistema di illuminazione è stato progettato in modo tale che i visitatori, al massimo quattro per motivi di controllo del livello di CO2, vengano accompagnati in un percorso esperienziale attraverso la luce che, azionata dalla guida attraverso una app, illumina uno scenario alla volta e scopre magicamente la storia.

Una rampa di scale collega l’ingresso al sotterraneo: una statua di Publio Pomponio Corneliano, l’ideatore del luogo, compare ai piedi della scala, illuminata nella sua totalità grazie all’ottica ellittica 13°x52° del proiettore Ginko 2.0. Nel passaggio, una luce diffusa al 30% e indiretta verso il basso crea un ambiente raccolto e prepara i visitatori ad accogliere le scene affrescate. Un unico proiettore Ginko 1.0 (3,5W, 36°) illumina con luce radente un punto preciso della parete a metà del percorso, facendo emergere alla vista la prima importante testimonianza della trasformazione dell’ipogeo da luogo pagano a sacro: un’incisione fatta tracciare dal vescovo Zeno raffigurante il Chrismòn, la croce mono-grammatica paleocristiana. Proseguendo nel condotto verso l’atrio, quest’ultimo è stato volutamente lasciato buio per enfatizzare il proseguimento visivo del  tunnel illuminato in profondità da luce blu per evocare l’acqua che ancora scorre, ma di cui si sente solo il gorgoglio; con la scena successiva si accende l’illuminazione sulla volta magnificamente affrescata.

I grandi vincoli che un tale sito archeologico implica sono stati sapientemente superati grazie all’ideazione di piantane, design di Lucearchitettura. Nell’atrio, infatti, il primo ambiente con scene di catechesi e con soffitto decorato, alcuni Ginko 2.0 (7W CRI >90 3000K, 34° e 45°), montati su paletti da 900mm in acciaio inox verniciati cor-ten posizionati in corrispondenza dei 4 angoli della stanza, illuminano la volta e gli affreschi, evitando l’abbagliamento a chi si trova in loro prossimità, grazie all’utilizzo del cannocchiale.

La cella sud racchiude la duplice anima dell’ipogeo per la presenza di un’ara romana con doppia iscrizione, pagana sul fronte posto verso l’ingresso e cristiana sul retro, messa in risalto con un’illuminazione bilaterale dal tono quasi drammatico mediante l’utilizzo di due proiettori a fascio stretto (11°). La cella nord è la meglio conservata e presenta sulla volta un soggetto unico nel suo genere: un motivo di anfore fittili, elementi edilizi per la costruzione di volte e cupole. Per illuminare le opere della cella nord sono state utilizzate due piantane equipaggiate con nove proiettori con varie emissioni luminose e temperature di colore.

L’affidabilità e la resistenza antiossidante e anticorrosiva del materiale che caratterizzano gli apparecchi di L&L Luce&Light sono stati i fattori che hanno portato alla scelta dei proiettori Ginko per un contesto installativo ad alta percentuale di umidità.

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