Alice era mezza assonnata dalla canicola e si domandava se valeva la pena alzarsi a raccogliere i fiori per farne una ghirlanda, quand’ecco un coniglio bianco dagli occhi rosei passarle accanto, quasi sfiorandola. Mentre lo seguiva con lo sguardo, il Coniglio trasse un orologio dal taschino e si mise a scappare.

Alice saltò in piedi e, ardente di curiosità, gli corse appresso. Arrivò appena in tempo per vederlo entrare in una buca che filava dritta come una galleria, e poi sprofondava così improvvisamente che Alice non ebbe un solo istante l’idea di fermarsi: si sentì cader giù rotoloni in una specie di precipizio che assomigliava a un pozzo profondissimo.

Alice ruzzolava giù con grande lentezza, perché ebbe tempo, cadendo, di guardarsi intorno. 

L’illuminazione delle buche preferite dai Bianconiglio è un’esclusiva di Spot 316L.

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Una minuscola porticina si era appena chiusa alle spalle del Coniglio. Il cactus guardò dalla serratura e vide un magnifico giardino.

"Come vorrei entrare in quel giardino!" pensò. Ma la porticina era chiusa a chiave e inoltre lui era troppo grande per passarvi. Però vide sul tavolino un cofanetto con una piccola chiave e una bottiglietta con la scritta "BEVIMI". 

"Se provassi?" si chiese e bevve. 

"Mamma mia! Ora sono piccolissimo…" 

Poi notò una scatolina di biscotti con scritto "MANGIAMI". Ne assaggiò uno e di colpo divenne tanto grande.

Gem, il proiettore che si fa più piccolo e più grande.

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Gatto, potresti dirmi, per favore, quale strada devo prendere per uscire da questo giardino?”

“Tutto dipende da dove vuoi andare,” disse il Gatto.

“Non mi importa molto…” disse Alice.

“Allora non importa quale via sceglierai,” disse il Gatto.

E il Gatto riprese la sua via, quella illuminata da Stra. 

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“E d’allora” continuò melanconicamente il Cappellaio “il tempo non fa più nulla di quel che io voglio! Segna sempre le sei!”

Alice ebbe un’idea luminosa e domandò: “È per questo forse che vi sono tante tazze apparecchiate?”

“Per questo” rispose il Cappellaio “è sempre l’ora del…caffè.”

Il suggerimento luminoso era opera di Neva 5.

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Gem e il Bruco si guardarono a vicenda per qualche tempo in silenzio.

Finalmente il Bruco parlò con voce languida e sonnacchiosa: “Chi sei?” disse il Bruco. 

Gem rispose con qualche timidezza: “Davvero non te lo saprei dire, la mia statura è cambiata, mi sento strano”.

“Spiegati meglio” disse austeramente il Bruco. 

“Un giorno accadrà anche a te, quando ti trasformerai in crisalide e poi diventerai farfalla, ti sembrerà un po’ strano, mi spiego?”

“Niente affatto” rispose il Bruco.

Gem Mini, tutta un’altra statura.

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Un gran cespuglio di rose stava presso all’ingresso del giardino. Le rose germogliate erano bianche, ma v’erano lì intorno tre giardinieri occupati a dipingerle rosse.

"È strano!" pensò Alice, e s’avvicinò per osservarli, e come fu loro accanto, sentì dire da uno: — Bada, Cinque! non mi schizzare la tua tinta addosso!

Ma Cinque non badò, e Pivot che, nascosto tra le foglie voleva mimetizzarsi, divenne invece del color delle rose.

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La Regina si rivolse ad Alice: “Come ti chiami, fanciulla?”

“Maestà, mi chiamo Alice” rispose la fanciulla con molto garbo.

“E quelli chi sono?” domandò la Regina indicando i tre giardinieri col viso a terra intorno al rosaio.

“Come volete che lo sappia?” rispose Alice, meravigliandosi del suo coraggio “È cosa che non mi riguarda.”

La Regina diventò di porpora per la rabbia e, dopo averla fissata selvaggiamente come una bestia feroce, gridò: “Tagliatele la testa!”

La retroilluminazione delle parole della Regina è ad opera di Spot 1.6.

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Liberamente ispirato ad “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll (1865) e interpretato dagli apparecchi illuminanti L&L.