luce e ombra.
Lev Tolstoj
Lavorare con la luce è una sfida di traduzioni, restituzioni e trasposizioni.
Dall’idea in testa al comportamento reale della luce sulle superfici,
dall’emozione di una luce vissuta, alla trasposizione fotografica,
da un effetto luminoso ben definito, a una descrizione raccontata, magari a chi è dall’altra parte dello schermo o del telefono.
Quanto è difficile parlare di luce a parole, quanto è facile strizzare gli occhi per vedere la luce pensata.
Poi avviene a un certo punto che l’esperienza si ribalta e una parola, scritta, e per di più in lingua straniera, ci porta a fantasticare e a ricordare.
La parola è giapponese: Komorebi, che significa luce che filtra tra le foglie degli alberi.
Questo termine è composto da tre parole
木 ki, che vuol dire albero
漏れ more, da 漏れる moreru che vuol dire perdere, gocciolare
日 hi, che vuol dire sole, giorno
Così questa parola ci ha fatto venire voglia di sperimentare.
#komorebiphotography
Abbiamo preso questo gioco di luci e ombre per quello che è, appunto un gioco, e abbiamo passato la palla ai creativi, fotografi d’architettura e fotografi visionari, designer, videomaker, chiedendo loro di lasciarsi ispirare dalle proiezioni di luce restituite dal proiettore Ginko 3.0 dotato dell’accessorio ottico “filtro ombra”.
Ne è nata una rubrica fotografica settimanale che, allo scoccare del venerdì sera, ha proposto alla nostra community di Instagram racconti immaginifici di luce e ombra, #komorebilandl.
E, proprio come racconti, li abbiamo messi su uno scaffale, suddivisi per genere.
Neo-noir black comedy crime #komorebiphotography
Detective story #komorebiphotography
Magical realism #komorebiphotography
Urban Fiction #komorebiphotography
Memoir #komorebiphotography
Live performing art #komorebiphotography
Cos’è concretamente il filtro ombra? A cosa serve? Perché usarlo?
Avevamo già raccontato questo accessorio ottico in occasione della “passeggiata in giardino”, ma alla luce delle nuove incursioni artistiche, è doveroso fare un riepilogo delle sue funzionalità illuminotecniche.
Cos’è
Il filtro ombra è un vetro serigrafato che viene inserito nel proiettore e ha la funzione di rompere l’omogeneità del cono di luce attraverso la creazione di zone d’ombra.
Effetto 2D
Se l’apparecchio illuminante con filtro ombra viene direzionato su superfici bidimensionali, come una parete o un pavimento, si otterranno macchie di luci e ombre che ricordano gli effetti tipici della luce attraverso il fogliame, che un secolo e mezzo fa aveva affascinato gli impressionisti.
Effetto 3D
Stesso protagonista, altra storia.
Se il filtro ombra viene applicato su proiettori rivolti verso dei volumi, ne accentua la tridimensionalità, un effetto ottico di vibrante energia e movimento, come “un ballo al Moulin de la Galette”.
L’inaspettato chiaroscuro rompe la monotonia visiva e suscita interesse nell’occhio che ne viene attratto e reagisce indagando la scena.
Idee di applicazione
Il nostro dipartimento R&D ha pensato al filtro ombra come un elemento di intersezione tra il dentro e il fuori, nelle ore del giorno e della notte in cui “dentro” vuol dire luce e fuori vuol dire buio, per sfumare lo stacco tra verde naturale e cemento residenziale, come un chiaroscuro pittorico tra il primo e secondo piano.
Questo tipo di illuminazione in contesti urbani o residenziali suggerisce alla mente l’esperienza visiva della luce attraverso il fogliame, e richiama sensazioni di relax e sintonia con la natura spesso associabili a quegli effetti di luce, komorebi.
Da qualche anno abbiamo proposto a catalogo i due effetti di luce appena descritti, dando la possibilità di inserire il filtro ombra sui proiettori Ginko 3.0 e Palladiano 1.0, design di Francesco Iannone.
Le incursioni artistiche degli ultimi mesi ci hanno dimostrato l’infinito potenziale emozionale della luce, ancora una volta.
Hai utilizzato il filtro ombra in un progetto?